Installazioni d’arte, mostre e dolci locali. La Sicilia che non ti aspetti tra un passato da custodire e il migliore futuro da immaginare passa da Favara.

Una calda mattina di Agosto, mi sono svegliata nei pressi di Farm Cultural Park, il posto più incredibile che io abbia mai avuto l’occasione di vivere e che per una fortunata congiunzione cosmica, si trova a pochi kilometri da casa mia, a Favara, nella provincia agrigentina.

Farm non è solo una galleria d’arte contemporanea, ma un caleidoscopio di attività culturali che comprende una scuola di architettura per bambini e corsi di leadership al femminile solo per citarne alcune. Casa di residenza per gli artisti di tutto il mondo, è un progetto multidisciplinare ispirato dalla Bellezza e nato dalla lucida, coraggiosa e tenace volontà di due innamorati visionari, Andrea Bartoli e Florinda Saieva, che nel 2010 decidono di mettere a disposizione il loro sapere e network per rendere il posto dove hanno scelto di vivere come sognano: realtà cosmopolita e inclusiva, un approdo verso il resto del mondo. La loro ambizione ha trasformato Favara da piccolo paese della provincia agrigentina a centro nevralgico di contaminazioni e scambi culturali, ha ispirato la voglia di cambiamento tra i cittadini e anche in altri comuni siciliani. Una cosa che ammiro di Farm è la sua capacità di rinnovarsi e trasformarsi continuamente sfuggendo a ogni definizione: Farm Cultural Park non si può incasellare in una sola realtà, proprio come non si può fare con le persone e credo che la più grande ricchezza di Farm siano proprio le persone che la animano come attivisti e volontari.

Ma torniamo al mio risveglio in quella calda mattinata d’agosto. Chi mi conosce sa che al mattino non riesco a formulare frasi di senso compiuto se prima non ho introdotto una discreta quantità di carboidrati nell’organismo. Così, fatto un check veloce sui possibili posti dove fare colazione, mi viene indicato un posto tra tutti: la pasticceria Patti.

Entrando si nota subito come il caffè Patti abbia mantenuto lo stile e gli arredi d’epoca: il bancone e i divani anni ‘70, boiserie in legno alle pareti e una bellissima bilancia anni ‘50 posizionata ad un angolo del bancone. Insomma, sembra che il tempo si sia arrestato fuori dalla porta e questo contribuisce a rendere magica l’atmosfera.

Non sono una grande fan del croissant a colazione, anche se non posso fare a meno di notare che quelli esposti sono indubbiamente artigianali, dalla sfoglia sottile e la crosticina croccante. A suscitare la mia curiosità è un dolce presente al banco che non avevo mai visto prima e che Daniela, figlia del titolare dell’omonima pasticceria, mi dice essere la pasta Elena, dolce nato in onore della visita della regina Elena di Savoia a Favara e ormai tipico della città. Il dolce è composto da due dischi di pan di Spagna con una farcia di ricotta, poi avvolto da una granella di torrone e spolverata di zucchero a velo sopra. La colazione è salva e io sono decisamente appagata!

Nel corso dei mesi, ho spesso ripensato a quella colazione, così, decisa a saperne di più, ad ottobre sono tornata in pasticceria dove Daniela mi ha accolta insieme al papà Salvatore nel laboratorio. Qui ho avuto il piacere di fare un’altra scoperta, i ciarduna, dolce che ho poi scoperto essere diffuso in alcune pasticcerie siciliane soprattutto palermitane. Si tratta di un dolce che ricorda per forma il cannolo, dove la ricotta è avvolta da una simil pasta frolla, immersa in una bagna di acqua e zucchero e poi passata nella granella di cubaita: il croccante di mandorle.

Anche i cannoli vengono arricchiti con la granella di torrone, è una particolarità della loro ricetta e Daniela mi racconta orgogliosa quanto per lei sia importante difendere la tradizione di famiglia. Nel frattempo ho già mangiato una pasta Elena e una genovese alla crema, sono al vertice del picco glicemico mentre Salvatore racconta di quando era giovane e studiava all’università, immaginava una vita diversa per poi scoprire che il richiamo del cuore è forte e che il suo posto nel mondo è dentro il laboratorio con suo padre Nino, il fondatore dell’attività. E’ stato proprio Nino Patti a iniziare la carriera di pasticcere subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, presso il locale che allora si chiamava “Caffè Amico” , negli anni ‘60 ha l’opportunità di rilevare l’attività trasformandola nel “caffè Patti” che oggi abbiamo la fortuna di conoscere. Da allora la sfida è sempre stata quella di mantenere quella linea continua della storia di famiglia, utilizzando gli stessi ingredienti genuini e i dolci della tradizione, senza cedere alle mode del momento.

Una visita a Favara è altamente consigliata, nel periodo pasquale poi non si può fare a meno di acquistare l’agnello di pasta di mandorle e pistacchio, il migliore che io abbia mai mangiato.

Farm Cultural Park, Cortile Bentivegna, 92026 favara

Caffè Pasticceria Patti, Via Vittorio Emanuele 61/63, 92026 Favara

Tel. 092231023

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